Ma quante varietà di arabo esistono? Facciamo chiarezza

Avete mai sentito parlare di Arabo Medio e Mediano? E sapevate che Arabo Classico e Standard non sono la stessa cosa? Facciamo chiarezza su quali sono le diverse varietà di Arabo esistenti.

Le moltitudini di ‘Arabo’

Chiunque si approcci per la prima volta allo studio o alla conoscenza dell’arabo, verrà presto a sapere che non ne esiste una sola varietà. Normalmente, la prima distinzione che viene mostrata e appresa è quella tra arabo classico o standard e i dialetti. In realtà, la situazione è molto più complessa di così. In primo luogo, la dicitura ‘arabo classico’ e ‘arabo standard’ viene molto spesso utilizzata per indicare la stessa cosa (ovvero l’arabo standard), ma esiste, seppur sottile, una differenza tra le due che, talvolta, nemmeno si conosce. I dialetti, invece, rientrano nella categoria del neoarabo, che si suddivide in diverse categorie, in dipendenza dalla regione di appartenenza dei diversi dialetti, e in successivi sottogruppi rispetto alle caratteristiche dei singoli dialetti. Tuttavia, oltre a questo stato di diglossia, esistono ancora altra categorie, molto poco conosciute: l’arabo medio e il mediano.

Arabo classico vs standard

Il 1258, anno della conquista di Baghdad da parte dei Selgiuchidi, marca la fine dell’epoca classica e l’inizio della decadenza della lingua araba. Tale idioma si mantenne solo come artificiale. La rinascita, in arabo Nahḍa, dell’arabo a livello culturale e linguistico, è datata 1798, quando Napoleone Bonaparte entrò in Egitto, mettendo in contatto il mondo occidentale con quello arabo, che era rimasto chiuso in se stesso per più di cinque secoli. Per questo, anche la lingua araba classica era fossilizzata, non aveva subìto cambiamenti di nessun tipo, – cosa assolutamente normale per qualsiasi lingua naturale che si evolve nel tempo – anche a causa del suo valore di lingua sacra perfetta ed immutabile. Alle soglie del XIX secolo, le scoperte e le innovazioni erano state molteplici, rendendo necessaria una rivisitazione della lingua per aggiungere termini e concetti che fino al XIV secolo non erano neanche pensabili. Infatti, è proprio il lessico che distingue l’arabo classico da quello standard moderno: non ci furono cambiamenti a livello fonologico e morfologico, ma la sintassi venne alleggerita e si introdussero diversi neologismi. Nascono, in questo periodo, anche le Accademie di Lingua Araba, il cui obiettivo era quello di preservare la purezza della lingua dell’Islam. Infatti, le parole nuove introdotte nel vocabolario arabo potevano non solo essere prestiti (Daxīl), ma anche essere frutto di alcune operazioni, quali l’arabizzazione di una parola straniera (Taʿrib), l’estensione del significato di una parola esistente (Qiyās), o la creazione di un nuovo schema di derivazione morfo-lessicale a partire da una radice esistente (Ištiqāq).

Il Corano è scritto in Arabo Classico.
Il Corano è scritto in Arabo Classico

L’Arabo Medio e Mediano

L’arabo Medio (o medioarabo) (Al-ʿarabiyya al-mutawassiṭa) è considerato l’anello mancante che unirebbe l’arabo classico con i dialetti neoarabi. Non si tratta di un arabo mediocre, o medio in senso cronologico – in quanto sono presenti attestazioni dal VII secolo fino ai giorni nostri – ma rappresenta, invece, qualsiasi testo che presenti scostamenti dalla grammatica classica. Inoltre, l’arabo medio non è da considerarsi una varietà fissa tra il classico e il dialetto: si tratta, piuttosto, di un continuum di varietà, che dipendono dal parlante stesso; è definibile, dunque, come una varietà individuale che si può più o meno avvicinare allo standard. Per questo motivo, non esiste, e non può esistere, una grammatica di questa tipologia di arabo. Tuttavia, alcune tra le caratteristiche che distinguono l’arabo medio sono, a parte deviazioni fonologiche, anche forme pseudocorrette, ipercorrette ed infracorrette.

L’arabo mediano (al-ʿarabiyya al-wusṭa), invece, conosciuto anche come ‘terza lingua’, è quella varietà che gli arabi utilizzano per potersi comprendere tra loro nonostante la diversità di aree dialettali. Anche in questo caso, non si tratta di una varietà fissa, ma piuttosto un atto linguistico momentaneo ed individuale, che consiste nel tentare di ‘dedialettizzare’ la propria varietà parlata, tendendo allo standard ma senza mai arrivarci. Si potrebbe definire, più che altro, come un ‘dialetto alto’.

Il neoarabo: classificazione delle aree dialettali

Infine, il neoarabo comprende tutte le varietà dialettali. Non è chiaro se fossero già presenti prima e durante la nascita dell’arabo classico (fuṣḥā), o se derivino tutti da quest’ultimo: le teorie sono molteplici, ed hanno tutte valide argomentazioni che le sostengono. Considerando che i Paesi attualmente appartenenti alla Lega Araba sono 22, in questa sede verranno distinte soltanto le macro-aree geografiche che includono varietà più o meno simili tra di loro. Importante è capire che, in ogni caso, non esiste un’unico dialetto all’interno di un singolo Paese: come accade per l’Italia, ogni regione – ma anche all’interno di una stessa città – presenta più varietà differenti. Una prima distinzione tipologica è quella tra dialetti sedentari e beduini: i primi risultano più innovativi rispetto ai secondi, che presentano tratti arcaici e conservatori. Per quanto riguarda, invece, una classificazione areale, i dialetti vengono suddivisi, secondo le loro caratteristiche, in:

  • Arabo peninsulare, che comprende le varietà di tutta la penisola arabica;
  • Arabo mesopotamico, in cui ricadono le varietà dell’Iraq, parte dell’Iran e delle zone arabofone della Turchia sudorientale;
  • Arabo siropalestinese, conosciuto anche come šāmī, che rappresenta i dialetti di Siria, Palestina, Libano, Giordania e parte della Turchia meridionale;
  • Arabo egiziano: l’Egitto ha una categoria a sé, ed è anche l’arabo parlato più diffuso grazie allo sviluppo dell’industria cinematografica;
  • Arabo subsahariano, che comprende alcune zone di Sudan, Ciad, Nigeria, Camerun ed Eritrea;
  • Arabo magrebino, che comprende quelle varietà parlate in Libia, Tunisia, Algeria e Marocco. Questa categoria è conosciuta come quella più complessa e distante dall’arabo classico, a causa, anche, delle diverse invasioni che questi territori hanno subito nel tempo.
La bandiera ufficiale della Lega Araba

Abbiamo visto, dunque, quali sono le varietà di Arabo esistenti, utili da conoscere per chi vuole approcciarsi allo studio o alla conoscenza di questa bellissima ma complicata lingua.

Silvia De Pompeis