L’arte della Traduzione Letteraria e il caso della saga di Harry Potter

Uno dei servizi della nostra agenzia è la traduzione letteraria. Scopriamo più da vicino di cosa si tratta e quali difficoltà i traduttori sono chiamati ad affrontare.

La traduzione letteraria e specialistica

Quando richiede una traduzione, inevitabilmente il cliente deve precisare il tipo di testo di cui vuole ottenere una riscrittura. Ciò accade perché, sebbene il processo traduttivo sia sempre lo stesso, gli strumenti che si utilizzano per raggiungere un risultato ottimale sono diversi. La distinzione fondamentale è tra traduzione specialistica (o specializzata, scientifica) e traduzione letteraria. Da non confondere con la traduzione letterale, quest’ultima riguarda i testi di letteratura, mentre quella specialistica si occupa di riportare nella lingua d’arrivo testi di natura scientifica, quali giuridici, medici, pubblicitari. Il traduttore letterario si occupa, dunque, di quelli che Sabatini (1999) classifica come testi poco vincolanti, ovvero letteratura in prosa e poesia, testi liturgici, proverbi. La funzione primaria di questi scritti, che normalmente sono inventati, è quella espressiva, ovvero codificano l’esigenza dell’emittente di esprimere il proprio stato d’animo, che provoca, poi, diverse emozioni nel ricevente a seconda dell’interpretazione che fa del testo. Naturalmente, non esiste una distinzione netta che separa la traduzione letteraria da quella specialistica: si tratta, piuttosto, di un continuum di tipologie testuali, ai poli del quale si trova il prototipo (che in realtà è solo un ideale) di traduzione dell’uno e dell’altro tipo.

L'arte della traduzione

L’arte della traduzione

Traduzione e riscrittura

Il traduttore letterario ha a che fare con testi “aperti”, che si prestano cioè a molteplici interpretazioni, e che talvolta hanno bisogno di modifiche che portano alla perdita inevitabile di alcune sfumature del pensiero dell’autore nel testo di arrivo. Infatti, a differenza dei testi specialistici in cui l’informazione non può essere in alcun modo omessa, pena la non comprensione del testo stesso o la perdita di elementi fondamentali che possono causare danni se eliminati, il traduttore letterario viene molto spesso considerato il secondo autore (spesso invisibile) o la seconda mano di un testo: la sua è una attività creativa, talvolta considerata più difficile del processo di traduzione scientifica, in quanto il professionista è tenuto a reinterpretare lo spirito dell’autore e riproporlo nella lingua e cultura d’arrivo. Il traduttore può, poi, attuare scelte traduttive diverse mirate ad ottenere un prodotto orientato al testo di partenza o alla cultura e lingua d’arrivo. Pertanto, si intuisce che un testo letterario non ha un’unica traduzione possibile come accade (sempre idealmente) per i testi di tipo specialistico. Un esempio concreto e visibile è quello del testo poetico, forse una delle tipologie testuali più difficili da tradurre: il testo di arrivo di un traduttore potrebbe non riprodurre le rime di quello di partenza per mantenere, però, lo stesso significato; un’altra strategia, invece, potrebbe essere quella di modificare leggermente la terminologia ma proporre la stessa tipologia di rima dell’originale. Si tratta, così, quasi di una riscrittura dell’opera originale. Fondamentale nel processo di traduzione letteraria è l’attenzione all’aspetto culturale. Il traduttore, o il team di traduzione, deve essere a conoscenza, infatti, degli elementi connotati culturalmente presenti nel testo di partenza, ma soprattutto hanno l’obbligo di conoscere i tratti della cultura d’arrivo: questo perché ciò che funziona in una comunità, può essere sconosciuto o considerato negativo in un’altra. Il traduttore ha il compito, in questi casi, di trovare una soluzione, applicando le strategie traduttive che ritiene più adatte ad ogni singolo contesto: espansione, adattamento, riduzione, e così via.

La seconda mano del traduttore letterario

La seconda mano del traduttore letterario

Il caso della traduzione della saga di Harry Potter

Un caso che esplica chiaramente le problematiche che il traduttore si trova a fronteggiare è quello della saga di Harry Potter. Fenomeno di fama mondiale, i libri del giovane mago creato dalla scrittrice britannica J.K. Rowling sono stati tradotti in ben 80 lingue, tra cui l’arabo. Rendere il mondo magico adatto ad un contesto arabo, e soprattutto musulmano, non è stato un compito facile. In primo luogo, il lettore attento si accorgerebbe immediatamente che l’Harry arabo all’inizio della saga ha 12 anni e non 11; inoltre, i libri sono considerati letteratura per bambini, pertanto risultava sconveniente qualsiasi scena che includesse baci o gesti d’affetto troppo “ravvicinati”, che sono stati, infatti, eliminati o sostituiti tutti. Inoltre, ai musulmani è fatto divieto di mangiare carne di maiale e assumere sostanze alcoliche o inebrianti: pertanto, i traduttori hanno scelto di modificare tutte le scene che comprendevano tali atti, rendendo ad esempio Hagrid un mezzogigante sobrio, o riducendo il numero elevatissimo di pietanze descritte nei libri, utilizzando termini generici completamente diversi dall’originale. Una scelta curiosa è invece quella di permettere ai mangiamorte, i seguaci del mago oscuro Lord Voldemort, di bere alcolici: probabilmente, l’assunzione di queste sostanze sottolinea ancor di più la natura malvagia dei personaggi. Altri adattamenti significativi si riscontrano nella descrizione della scuola e della tipologia delle case, che risultano essere poco adatte per un pubblico arabo così come erano presentate nell’originale. Per quanto riguarda la versione italiana, salta subito all’occhio l’adattamento dei nomi delle quattro case di Hogwarts, con parole che rimandano, seppur in maniera inconscia, a qualcosa di conosciuto, come le contrade del Palio di Siena. Anche alcuni nomi dei personaggi – sebbene riportati all’originale nelle successive traduzioni – sono stati adattati in italiano per far sì che il lettore provasse le stesse sensazioni di un inglese che sfoglia il testo originale: i nomi, infatti, sono stati scelti dall’autrice con estrema cura affinché rappresentassero parte dei loro caratteri, come ad esempio Snape, reso come Piton per dare continuità alla somiglianza con il serpente (snake in inglese). Un’altra questione che ha tenuto impegnati i traduttori della saga di tutto il mondo è quella della traduzione del nome di Tom Marvolo Riddle, anagramma di I am Lord Voldemort: molti traduttori hanno deciso di mantenere il gioco di parole modificando il nome originale, nel caso dell’italiano in Tom Orvoloson Riddle (Son io Lord Voldemort). In altri casi, come per l’arabo, si è deciso di non intervenire in alcun modo, eliminando la scena in cui il mago oscuro mostra l’anagramma.

Copertina di Harry Potter e la pietra filosofale

Copertina di Harry Potter e la pietra filosofale

 

La traduzione letteraria è, come abbiamo visto, una vera e propria arte, basata su interpretazione, creatività e riscrittura della mano invisibile che è il traduttore.

 

Fonti e approfondimenti:

  • Baker, M. and Saldanha, G. Routledge Encyclopedia of Translation Studies. New York: Routledge, 2009, alla voce “Literary Translation”.
  • Sabatini, F. “‘Rigidità-esplicitezza’ vs ‘elasticità-implicitezza’: possibili parametri massimi per una tipologia dei testi”, in Linguistica testuale comparativa, Skytte e F. Sabatini (a cura di). Copenaghen: Museum Tusculanum Press, 1999, pp. 141-172.
  • Scarpa F. La Traduzione Specializzata. Milano: Hoepli, 2008.

 

© Silvia De Pompeis